A Memphis siamo andati al museo della Gibson, che è ben più di un museo: si tratta infatti di una fabbrica di chitarre nel centro della città. Poiché ci siamo andati venerdì, che era un giorno lavorativo, c’erano gli operai tutti affaccendati nel tagliare, assemblare e verniciare il legno.
Nonostante l’umidità che c’è da queste parti, la guida ci ha tenuto a precisare che il clima all’interno dell’azienda è mantenuto umido per preservare il legno… ah ecco, probabilmente il clima del Tennessee non è umido per caso, è la Gibson che lo richiede!
In serata siamo arrivati a Nashville, la culla della musica country.
Qui abbiamo trovato un posto per dormire che sembrava uscito da un film: motel in fondo ad una via sperduta, con un’insegna che diceva “OEL” ( le altre lettere erano bruciate), gestito da un indiano, con un cartello che specifica che le telefonate sono controllate dalla polizia e che ogni attività illegale è proibita. Ci da una stanza per 40 dollari con la clausola che alle 9 della mattina dobbiamo andarcene. Appena apriamo la porta penso “ ecco perché aveva una stanza libera”. L’arredamento è in stile anni ’60, mobili di legno scuro, specchiera davanti al letto, tavolino con poltrone in eco-pelle verde. Il meglio però deve ancora arrivare: il bagno ha un buco sul soffitto, un buco vero, tappato alla bene è meglio con una lastra di lamiera che tiene su le luci, tutta la rubinetteria è piena di calcare che risale alla guerra civile americana e la vasca da bagno ha le piastrelle storte, nel senso che sembra che da dietro al muro stia per scoppiare un tubo da un momento all’altro…
Ecco, fino ad oggi questo è l’unico posto in cui ci siamo rifiutati di farci la doccia!
Siamo andati in centro città per dimenticare.
La via principale è un susseguirsi di locali dove suonano musica dal vivo a “tip” ( mancia), il gruppo suona una canzone e quando ha finito chiede ai presenti di mettere qualcosa nel vaso che c’è sul palco, quando qualcuno mette dei soldi ricominciano a suonare. Noi abbiamo optato per un locale dove c’era un quartetto con cantante con jeans arrotolati in stile grease, contrabasso suonato da un pazzo con un ciuffo biondo, batterista e chitarrista che bevevano whiskey tra una canzone e l’altra…
Tornati in motel c’erano due volanti della polizia parcheggiate davanti alla nostra stanza: no, non cercavano me, facevano solo dei “controlli”… bah!
Come costruire una chitarra
20
agosto
2012
Categoria: Scrittura creativa
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