“Vuole la confezione singola o quella doppia?”
Lui la guardò con aria un po’ troppo fredda per questo genere di domande.
Lei rimase in silenzio per un attimo, poi rispose
“Doppia, per sicurezza”.
Abbassò lo sguardo vergognosamente, gli porse il denaro, la tessera sanitaria e un timido sorriso. Il farmacista capì che quella confezione le avrebbe potuto regalare un’emozione, e per un attimo fece cadere la sua maschera da professionista, la incoraggiò con i suoi profondi occhi neri e le porse il resto. Lei prese la confezione dal banco e la nascose velocemente in borsa.
Quando tornò a casa la trovò deserta, lui non era ancora rientrato. L’ambiente era caldo, sicuramente per colpa dell’afa di giugno. Con cautela, come se si stesse preparando ad un antico rituale che l’avrebbe accolta tra le donne, tolse le scarpe, aprì le imposte e bagnò i fiori. Le bouganville sul terrazzo stavano sbocciando, tante piccole punte si contorcevano tra i rami rampicanti della pianta nascondendone i fiori, alcuni già pronti a mostrarsi, altri, invece, più impacciati, la guardavano con aria curiosa. Li accarezzò, forse per dargli coraggio, forse per rubarglielo, in questo momento delicato come un petalo.
Si chiuse in bagno per qualche minuto e, quando ne uscì, tutta la sua paura si trasformò in adrenalina pura che la portò a fare di tutto e di più in quei pochi minuti che la separavano dall’esito. Sistemò la borsa, accese il computer, controllò la posta, rifece il letto, e trasalì, come un artificiere con un ordigno in mano, quando il timer della cucina le segnalò che il tempo era scaduto.
Prese il bastoncino con entrambe le mani, trattenendo il respiro lo portò davanti agli occhi come si fa con un cimelio raro e ne lesse l’esito. Tutta la casa si fermò a guardare quella piccola linea rosa. Lei lo strinse forte al petto, quasi a voler proteggere il suo segreto, poi fece un profondo sospiro e si guardò allo specchio.
“Amore sei a casa?“
La porta che si chiudeva dietro le spalle di lui la fece tornare alla realtà. Nascose il suo segreto nel primo cassetto e si precipitò a salutarlo. Come ogni sera lo abbracciò e lo baciò, ma quella sera l’abbraccio fu più stretto e il bacio più intenso.
“ Usciamo a cena? Sushi ti va?” disse lui mentre toglieva la giacca e la appendeva all’ingresso.
“Credo che non potrò mangiare sushi” rispose lei.
Lui si girò stupito, non era da lei rinunciare ad una prelibata cena fuori. La sua bocca rimase socchiusa per un secondo come a chiedere spiegazioni.
“credo che dovrò rinunciare… almeno per i prossimi nove mesi” si giustificò, accennando un sorriso.
Ci fu un secondo abbraccio e un secondo bacio, l’abbraccio fu ancora più stretto e il bacio ancora più intenso.
