Storie di ordinaria follia

Seven Heaven

Questa mattina, dato che è domenica, abbiamo deciso di andare a sentire un vero sermone americano. In America le chiese spopolano, nel senso che la libertà di culto ha raggiunto livelli inimmaginabili: ogni paese ha la sua fede che, seppur si basi sempre sulla dottrina cristiana, varia, diciamo così, in base alle esigenze.
Le più comuni sono le chiese Battiste e Metodiste, con tutte le varianti come Prima chiesa Metodista, Chiesa Metodista di Nostro Signore, Chiesa Metodista della confraternita della Florida,…
Ogni chiesa è legata ad una comunità e si occupa, ci è parso di capire, anche dell’istruzione primaria. Davanti alla chiesa c’è sempre un cartellone, bianco con le scritte nere se è tradizionale o luminoso nelle chiese più moderne, che comunica gli orari delle adorazioni e spinge alla riflessione con frasi ad effetto. La più strana che abbiamo letto, e che dedichiamo al mio papà, è stata “ credi di essere un vero Battista? Noi ti insegneremo ad essere un Battista migliore!”
La Chiesa dove siamo andati questa mattina è una Chiesa della congregazione “Prima Chiesa Unita Metodista”. Siamo arrivati un po’ prima delle 11 e siamo entrati. Da fuori la Chiesa sembrava anche tradizionale, minimalista dato che tutto era bianco, però tradizionale, con porticato, quattro colonne, campanile,… ma appena entrati sembrava di essere nell’atrio di una scuola, perchè la cappella dove vengono svolte la funzioni fa parte di un edificio della comunità, che comprende non solo la Chiesa come la intendiamo noi, ma anche cappelle minori, sale riunioni, l’asilo,…
Una signora in tailleur rosa confetto ci ha accolto, dandoci il librettino della messa del giorno e, dato che nella cappella vera e propria stava finendo la celebrazione precedente, ci ha inviato ad aspettare in un auditorium dove c’erano anche altri fedeli e veniva offerta la colazione ( due litri di caffè allungato e ciambelle in puro American Style!). Qui siamo stati accolti da uno dei due pastori principali, ma appena lui ci ha lasciato si è avvicinato un altro signore, e poi una signora,… in pratica tutti coloro che stavano aspettando di entrare nella cappella sono venuti a darci il benvenuto!
La funzione è iniziata con il primo pastore, il reverendo Scott che ha fatto il bollettino parrocchiale, dicendo che è nato un bimbo, che un altro verrà battezzato e chiedendo di aiutare una signora perché il condominio dove abitava è stato distrutto da un incendio e lei non ha più niente. Da precisare che ha fatto nome e cognome della signora in questione e non ha chiesto di darle del denaro, ma di ospitarla per qualche tempo e di aiutarla facendo un’offerta di beni materiali di cui ha bisogno ( vestiti, cibo,…).
Dopo questa breve introduzione c’è stato il benvenuto: a chi era nuovo ( in pratica solo io e Stefano) è stato dato un kit di benvenuto che comprende una tazza, una biro, una bustina di thè, il gazzettino parrocchiale e persino un magnete della chiesa da mettere sul frigorifero, dopodiché tutta la gente che era presente si è girata verso chi gli era vicino per dire “benvenuto, tutto ok? Buona domenica! Che bello vederti qui,…”.
Finita questa prima parte c’è stata la funzione vera e propria, con preghiere e canti che è culminata con il sermone. C’era un coro vestito con tuniche bianche e rosse che cantava inni allegri, più simili ai nostri canti di Natale che a quelli che sentiamo solitamente a Messa. I canti e le preghiere potevano essere letti su un megaschermo che si trovava sopra l’altare. La struttura architettonica della cappella è molto simile alla nostra, altare, pulpito, banchi, coro,… semplicemente tutto è bianco, e l’unica cosa che salta all’occhio è questo mega schermo dove proiettano i testi.
Il sermone del reverendo Scott era incentrato sull’allegoria delle olimpiadi come esempio di vita. Nel suo parlare era molto teatrale e pratico, guardava tutti negli occhi, si voltava in ogni direzione per catturare lo sguardo dei suoi fedeli… trasmetteva una riflessione di vita umana insomma, facendo pochi riferimenti alla Bibbia e a cose trascendentali, poco applicabili alla vita di tutti i giorni.
Una volta conclusa la messa siamo usciti, o meglio, ci siamo messi in fila, perché il reverendo e la moglie si sono messi all’entrata della Chiesa e hanno salutato uno ad uno ogni fedele.
Quando è toccato a noi ci ha fatto le solite domande di rito “da dove venite, siete qui in vacanza,… “ e ha concluso con un “se tornate in Florida, tornate a trovarci”!
Fuori dalla chiesa c’è un cartello con scritto “everyone is welcome – ognuno è benvenuto”. Ammetto che ho lasciato quel posto con la vera sensazione di essere la “benvenuta” perché hanno un modo di accogliere le persone che non ho mai riscontrato in nessuna chiesa cattolica.

PS. Per chiunque voglia saperne di più, questa chiesa ha naturalmente anche un sito internet: http://www.fumc-clw.com/

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